Agadez, Niger – da Novembre 2010 a Giugno 2012
Progetto Reaseau Exodus – Bambini nel Deserto ONG (www.bambinineldeserto.org)
Nella quotidiana ed incauta spettacolarizzazione degli approdi migratori, s i dimentica, con metodica accuratezza, di rappresentare e presupporre un porto di partenza; una terra genitrice che si lascia; una madre, un figlio, un’amica dai cui si recede e recide ogni radice di contatto.
Nella morbosa, feroce e mondana conta di quanti il mare restituisce alla riva, si tralascia di pensare ai polmoni dei vivi che tenaci, prima di arrendersi ai flutti, hanno inghiottito e risputato acqua e, ancora, ingoiato e sputato sale.
Nello sconcertato stupore di come si possa eroicamente affrontare il sudicio olezzo di scafi e centri da sgomberare, non si ha la gentilezza di accordare, a quei corpi luridi e maleodoranti, un passato di pelle intrisa della dolcezza infinita dei frangipane e dei gelsomini.
Nel pregiudizio comune che invade marciapiedi asfaltati, gremiti da infreddoliti risvegli, si nega il giudizio a posteriori delle calde notti africane consumate in voraci e sudati singulti d’amore.
Gli scatti che seguono non sono cronaca e non sono protesta. Sono storie in silenzio. Sbirciate di uomo negli occhi di un altro uomo.
Non sono scatti impressi di fugace esperienza comune, ma espressioni di estenuata ed ultima individualità; non seguono il percorso dell’esodo, ma inseguono, pazienti, le tracce di ogni persona che vi sopravvive immersa. Giacchè è solo la specifica forma che un’impronta assume a riflettere l’incedere soggettivo di ogni singolo uomo, il suo modo unico di essere nel mondo.
Questo reportage non svela un mistero, riscopre l’ovvio e l’antecedente logico di ogni fuga: fame, paura e violenza – quella degli uomini e quella più ruvida della natura.
Non inneggia ad usurate rivoluzioni sociali, ma invita delicatamente l’occhio all’ascolto e alla comprensione. Questo reportage è una simultanea, appassionata, reciproca sinestesia sensoriale. Offre il suo pensiero alla deduzione di chi ci si confronta.
Queste foto rimandano l’uomo all’uomo, la polvere alla terra e l’idea della partenza a quella del ritorno.
Chi continuerà a vedervi, pietoso o schifato, meri fenomeni di massa, non userà che lo sguardo miope di una massa più fortunata.
Sara Ercolani copywriter per precisa formazione, scrittrice per segreta vocazione – ercolani.sara@gmail.com